Il gas frena la piastrella spagnola

L’industria ceramica spagnola chiude il 2022 con un calo del 15% della produzione e del 13% di export e vendite interne. Il fatturato cresce del 16% solo grazie all’aumento dei listini.

Vicente Nomdedeu

I numeri del consuntivo 2022 presentati in occasione di Cevisama dal presidente di Ascer Vicente Nomdedeu non lasciano dubbi sulla reale portata di una crisi che ha cancellato in pochi mesi l’euforia dell’industria ceramica spagnola per il grande recupero post pandemia del 2021.

Nel 2022 la produzione spagnola di piastrelle ceramiche è calata del 15% da 587 a 500 milioni mq, le vendite totali in volume hanno perso il 13%, con un calo analogo sia sul mercato interno che all’esportazione, dove i volumi sono scesi dai 496 milioni mq del 2021 a circa 432.

Neppure l’aumento del fatturato del settore (+16,2% a €5.538 milioni, circa €770 milioni in più del 2021) - unico dato positivo – rallegra più di tanto gli imprenditori, essendo determinato esclusivamente dall’incremento dei prezzi di vendita con cui le aziende ceramiche spagnole hanno cercato di compensare (purtroppo solo in parte) costi di produzione schizzati alle stelle per colpa della componente energetica. Con l’ulteriore aggravante di compromettere la competitività del settore sui mercati internazionali in un momento, fra l’altro, di rallentamento della domanda.

Non nasconde la preoccupazione il presidente Nomdedeu quando, numeri alla mano, illustra la misura del problema.

“Il costo del gas è oggi la voce più alta nella nostra struttura di costi industriali, il suo prezzo si è moltiplicato per 10. La bolletta energetica totale (gas + energia elettrica) del nostro comparto è passata dai €939 milioni del 2021 a €2.235 milioni nel 2022, ossia il 40% del fatturato: parliamo di circa €1.300 milioni in più, solo in parte recuperati col rialzo dei listini. L’impatto è stato gravissimo anche perché, a differenza di altri competitor europei, Italia in primis, non abbiamo avuto alcun sostegno dal nostro governo nonostante da mesi sollecitiamo interventi urgenti per non mettere in pericolo la tenuta del settore. Al momento [ndr. 28 febbraio 2023], non abbiamo avuto alcuna risposta, se non l’offerta di prestiti temporanei, che non risolvono il problema, o la promessa di una futura linea da 450 milioni, anch’essa difficilmente accettabile perché soggetta al rispetto di requisiti e vincoli troppo stringenti per la maggior parte delle imprese. Finora le aziende hanno sopportato da sole l’aggravio di costi ma le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: veniamo da 10 mesi consecutivi di calo di produzione (dicembre 2022 e gennaio 2023 hanno segnato rispettivamente un -25% e un -30% mese su mese); abbiamo oltre una quarantina di forni fermi e nei sei mesi da luglio 2022 a gennaio 2023 abbiamo perso 1.017 posti di lavoro, a cui si aggiungono gli addetti che, a rotazione, sono soggetti a ERTE (la cassa integrazione spagnola)”.

Nonostante i dati di export confermino una perdita di competitività della piastrella spagnola, Nomdedeu ressta fiducioso:

“Recuperare il terreno perduto non sarà facile, ma se arrivano gli aiuti del Governo e il prezzo del gas continua a calare siamo certi di potercela fare e già quest’anno potremmo recuperare un 5% di produzione arrivando sui 520 milioni mq”.

Leggi l’intervista completa pubblicata su CWR 150
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