L'edilizia residenziale USA immune alla crisi

Investimenti in costruzioni cresciuti del 4,7% nel 2020; 1,38 milioni i nuovi cantieri residenziali (+7%), massimo storico dal 2006.

Nonostante l’impatto della pandemia si sia tradotto per l’economia statunitense in una flessione del PIL del 3,5% a fine 2020, alcuni settori sono rimasti in buona salute. Tra questi, l’industria delle costruzioni che ha registrato ottimi risultati.

Sostenuti dalla forte spinta del mercato residenziale, nel 2020 gli investimenti totali in costruzioni (residenziale e non residenziale pubblico e privato) sono aumentati per il nono anno consecutivo toccando il loro massimo storico: 1,43 trilioni di dollari con un incremento del 4,7% sul 2019.

Nel segmento dell’edilizia residenziale, i cantieri per la costruzione di nuove unità abitative, in rialzo costante dal 2010, hanno continuato a crescere (+7% rispetto al 2019), raggiungendo quota 1,38 milioni di case, il livello più alto dal 2006. L'incremento è stato in gran parte guidato dalla crescita a doppia cifra (+11,5%) del segmento delle abitazioni monofamiliari che ha rappresentato il 71,7% del numero totale di nuovi cantieri residenziali e che ha più che compensato la flessione registrata nel mercato delle unità plurifamiliari, -3,1% sul 2019.

Un altro segnale incoraggiante per il mercato residenziale è stato il nuovo robusto aumento (per il nono anno consecutivo) registrato nelle vendite di nuove abitazioni monofamiliari: 811.000 unità, +18,8% rispetto al 2019, che rappresentano il livello più alto raggiunto dal 2006.

La tendenza opposta nel numero di nuovi cantieri per abitazioni mono- e plurifamiliari è destinata a confermarsi peraltro anche quest’anno. Secondo le previsioni della National Association of Home Builders (NAHB), nel 2021 il numero di cantieri per la costruzione di case monofamiliari dovrebbe crescere ancora del 5%, mentre quelli relativi a condomini subiranno una ulteriore e più pesante contrazione dell'11%. Complessivamente, il totale dei nuovi cantieri residenziali non dovrebbe scostarsi dai livelli 2020.

Le principali preoccupazioni per il mercato residenziale riguardano tuttavia l'aumento dei prezzi dei materiali da costruzione e la loro minore disponibilità a causa della pandemia, nonché la carenza di manodopera che fa ulteriormente lievitare i costi. Questi fattori, insieme a livelli di offerta già estremamente bassi rispetto alla domanda, hanno avuto come conseguenza un’impennata dei prezzi medi degli immobili residenziali che, nel 2020, hanno raggiunto il livello record di 334mila dollari. 

Al buon andamento del mercato immobiliare dell’anno scorso, ha contribuito anche l’abbassamento dei tassi di interesse sui mutui ipotecari: il tasso medio sui mutui trentennali a tasso fisso è sceso al 3,11%, contro il 3,94% del 2019, il livello più basso mai registrato.

Grazie anche alla moratoria applicata l’anno scorso dal Governo, il numero dei pignoramenti, altro indicatore del buono stato di salute del settore residenziale, ha toccato il minimo storico dall’inizio della loro rilevazione: 214.000 i casi registrati nel 2020 (lo 0,16% del totale delle unità abitative statunitensi), scesi del 56,5% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, con la scadenza della moratoria prevista a giugno 2021 (salvo estensioni), è probabile che il numero dei pignoramenti riprenda a salire nella seconda metà dell’anno con effetto retroattivo.

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