La ceramica italiana resiste anche al 2022

Il Presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani commenta l’andamento del settore e le prospettive per quest’anno. Leggi l’intervista.

Giovanni Savorani

Secondo il preconsuntivo presentato da Confindustria Ceramica lo scorso dicembre, l’industria italiana delle piastrelle di ceramica ha chiuso il 2022 con un incremento dei volumi di produzione (448 milioni mq, +3%), vendite totali (458 milioni mq, +0,7%) ed export (364 milioni mq, +0,2%) rispetto al 2021; volumi peraltro tutti superiori ai livelli pre-covid del 2019. In termini di fatturato, il settore ha toccato un nuovo record, frutto però solo del generale rialzo dei listini per compensare il forte aumento di tutti i costi di produzione: i ricavi totali sono cresciuti del +16,4%, dai €6,2 miliardi del 2021 a circa €7,2 miliardi, con un prezzo medio totale salito da 13,5 €/mq a circa 15,7 €/mq e quello all’esportazione da 14,3 €/mq a 16,7 €/mq.

Come noto, la sfida più pericolosa è stata l’esplosione dei prezzi energetici che, secondo i calcoli di Confindustria Ceramica, ha determinato, per la sola componente termica, un aggravio di spesa per le aziende del settore superiore a un miliardo di euro. Maggiori costi recuperati, oltre che intervenendo sui prezzi, anche grazie agli incentivi del governo sotto forma di tax credit energia e gas.

Come conferma il Presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani, la tenuta dell’export ha anche evidenziato come i mercati di fascia alta abbiano continuato a premiare il made in Italy:

“In uno scenario nel quale tutti, in tutto il mondo, abbiamo dovuto trasferire al mercato i maggiori costi di produzione, poterlo fare su un prodotto già ad alto valore aggiunto è stato meno penalizzante, almeno su alcuni mercati. Nel complesso, l’Italia ha potuto contenere l’aumento del prezzo medio di vendita all’esportazione a 2,4 €/mq (da 14,3 a 16,7 €/mq), meno di altri competitor. Su alcuni mercati europei, in Far East o nell’area del Golfo questo ci ha consentito di mantenere le nostre quote, se non addirittura rafforzare il nostro posizionamento. In altri contesti non è stato invece possibile”.

Nonostante il secondo semestre 2022 abbia evidenziato un tangibile rallentamento della domanda globale, al momento non vi sono segnali che lasciano presagire un acutizzarsi della fase negativa, anzi.

“Sicuramente - afferma Savorani -, rispetto ad un anno fa la domanda globale in generale è calata, soprattutto per l’aumento dell’inflazione che ha colpito quasi tutte le economie frenando i consumi. Ma è un calo che ha riportato domanda e offerta sui livelli pre-covid del 2019. Secondo diversi imprenditori del settore, questo rallentamento potrebbe durare fino a giugno per poi tornare ad una situazione di normalizzazione. Nel frattempo, le aziende che avevano svuotato i magazzini li stanno ricostituendo, mentre sul fronte ordini registriamo il mantenimento di buoni livelli anche nei primi due mesi del 2023”.

Leggi l’intervista completa a Giovanni Savorani pubblicata su CWR 150

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